Nei pianoforti, a differenza dei clavicordi, dotati di meccanica a tangenti, e degli strumenti a saltarello con meccanica a plettro, la sollecitazione del suono avviene per mezzo di una meccanica a tastiera, che lancia i martelli contro le corde. Questo meccanismo a martelli si rifà, tutto sommato, a quegli strumenti che gia abbiamo visto, detti «Cymbalum» (ted. «Hackbrett»), le cui corde venivano percosse a mano con bastoncini ricurvi a cucchiaio. Non è escluso che, verso il 1700, Pantaleon Hebenstreit abbia pensato per la prima volta di percuotere le corde di uno dei suoi «Cymbala» con un martello. Le aste a leva dei pianoforti, con tasti bianchi e neri, rispettivamente per i «suoni» diatonici e per quelli cromatici, sono già presenti negli organi, e più tardi, anche nei clavicordi e negli strumenti a saltarello.
Parlando in linea generale, fin dagli inizi del XVIII sec. si è avuta una vasta fioritura di meccaniche dei più svariati tipi e una trattazione approfondita e dettagliata esorbiterebbe dai limiti di questa pubblicazione.
La gran parte delle meccaniche si basa rispettivamente sul principio del meccanismo «a rimbalzo» (ted. «Prellmechanik») e «a spinta» (ted. «Stossmechanik»). Ambedue si possono trovare già nei primitivi piani verticali, nonché nei «coda verticali», come pure nei pianoforti a tavolo e negli «Hammerfluegel». In tali casi la meccanica può stare o sopra o sotto la tastiera. Nei «coda verticali» e verticali normali, si avrà allora, a seconda dei casi, un sistema meccanico «pensile» sotto la tastiera, oppure posto «in piedi» al di sopra di essa. Si usa inoltre distinguere tra «meccanica coperta» e «meccanica scoperta»: la prima, montata sui pianoforti verticali più vecchi, è praticamente scomparsa, mentre la seconda, sempre più perfezionata, è quella che vediamo nei verticali moderni. I coda hanno la meccanica posta orizzontalmente e in immediato collegamento con l'estremità posteriore dei tasti. Questi tipi di meccanica - senza pretese di completezza - si possono rappresentare in modo schematico ed essere meglio spiegati sulla base di alcuni singoli esempi.
A tale proposito c'è da dire che i pianoforti verticali moderni hanno una meccanica con montante posta «direttamente» al di sopra della tastiera, e i moderni coda, invece, una meccanica con montante posta «anteriormente», sopra la tastiera. Tutti gli altri sistemi di meccanica sono più o meno fatti transitori che fanno parte ormai dell'antiquariato e attualmente, in pratica, non si impiegano più.
La meccanica inventata da Bartolomeo Cristofori era stata studiata sull'impostazione del clavicembalo, e quindi, «a posteriori», la possiamo vedere come capostipite delle meccaniche per pianoforte a coda. Infatti essa si basa sul principio del montante inserito in una meccanica orizzontale, come si può vedere dalla figura qui riprodotta, di una meccanica del 1720, gia sorprendentemente completa. Si tratta di una meccanica disposta anteriormente e con percussione verso l'alto. Il complesso meccanico delle leve, viste da chi suona, si trova prima del punto di percussione del martello e contemporaneamente al di sopra del tasti.
Con la denominazione «principio del montante» si intende, in generale, che il movimento originato dalla pressione sul tasto viene trasmesso al martello per mezzo di una parte intermedia della meccanica, chiamata «montante». La figura, che risale a Curt Sachs, mostra una meccanica «posteriore», a percussione verso l'alto, che, vista da chi suona, si trova dietro al punto di percussione del martello. Il punto di rotazione del martello, nelle meccaniche a spinta, è sempre imperniato in una barra dei martelli stessi, o in singole forcole.
Un'altra tra le interessanti iniziali soluzioni «transitorie» è quella presentata a Dresda al Principe Elettore di Sassonia nel 1717 da Christoph Gottlieb Schroeter: si tratta di una meccanica per coda a percussione verso il basso. Assieme al francese Jean Marius, lo Schroeter è considerato, oltre all'inventore Cristofori, quale illuminante battistrada delle prime meccaniche a martello.
Una meccanica a
martelli a percussione verso l'alto che agisce in base al principio «del
rimbalzo» fu costruita per prima da Gottfried Silbermann nel 1731 a Freiberg,
presso Dresda. Nelle meccaniche «a rimbalzo» il martello ha sede in una
forcola sulla estremità posteriore del tasto e, premendo questo, il martello
rimbalza contro le corde. L'estremità posteriore del tasto sporge un po' oltre
il perno e viene a trovarsi subito sotto ad un listello. Un allievo del
Silbermann, Johannes Andrea Stein, di Augsburg, ha migliorato la meccanica del
suo Maestro, dotando ogni martello di una linguetta a «molla di scappamento».
Ha avuto particolare diffusione nella Germania Meridionale e a Vienna, tanto che
è denominata appunto «meccanica viennese». E' stata impiegata fino alla piena
seconda meta del sec. XIX.
Meccanica a rimbalzo di Stein, 1773